, 09 dicembre 2021, n. 0. .
Abstract:
Sommario:
“Che cosa rimane e che cosa rimarrà – ci si chiede nella quarta di copertina del volume qui brevemente recensito – del Codice della crisi dopo i correttivi e le riscritture andate maturando in questi anni? Nel libro molti dei migliori fallimentaristi italiani cercano di dare una risposta concreta a questo interrogativo, partendo proprio dal contributo di Ilaria Pagni sulla riforma dell’agosto 2021 così come redatta dalla commissione da lei stessa presieduta”.
In effetti quest’opera, che consta di quasi 1.200 pagine, annovera una serie nutritissima di autorevoli contributi, che toccano un po’ tutti i temi del diritto della crisi in Italia, talora con interessanti raffronti comparatistici.
Come scrive Stefano Ambrosini nell’introduzione al volume da lui curato (e pubblicato nella collana di Zanichelli “Strumenti del diritto – Diritto della crisi” da lui diretta), l’idea del libro, che nasce dal desidero della comunità scientifica di onorare Alberto Jorio in occasione del suo ottantesimo compleanno, “riflette l’esigenza di fare il punto sullo ‘stato dell’arte’ del diritto della crisi in Italia, con ciò intendendo non solo la legge fallimentare tuttora vigente, ma anche e soprattutto il codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (modificato nel 2020 dal decreto correttivo) e la recentissima ‘miniriforma’ dell’agosto 2021”.
I settanta saggi ivi contenuti sono raggruppati in diverse sezioni: si va dall’ultima riforma della scorsa estate ai temi dei doveri dei soggetti coinvolti nella crisi, della sua emersione tempestiva e delle misure di allerta, per passare alle parti più specificamente “tematiche”: le soluzioni negoziate, a cominciare ovviamente dal concordato preventivo, il fallimento e la liquidazione giudiziale, ma anche i profili di diritto societario e della concorrenza, fino ad arrivare agli enti non societari e al sovraindebitamento; senza trascurare infine il rapporto fra diritto della crisi ed emergenza pandemica (e postpandemica).
Impossibile menzionare tutti i contributi, fra i quali spiccano quelli di accademici del calibro di Mario Libertini, Vincenzo Calandra Buonaura, Oreste Cagnasso, Alessandro Nigro, Paolo Montalenti, Sabino Fortunato, Giuseppe Zanarone, Vincenzo Di Cataldo, Paolo Felice Censoni, Stefania Pacchi, Guido Bonfante e Marco Ricolfi; e quelli di magistrati che hanno contribuito a scrivere parecchie pagine della “storia” del diritto della crisi degli ultimi lustri come Renato Rordorf, Luigi Rovelli, Luciano Panzani, Umberto Apice, Giuseppe Bozza e Vittorio Zanichelli. Senza dimenticare più giovani magistrati che sono coprotagonisti dell’attuale dibattito in materia, da Stanislao De Matteis a Gian Paolo Macagno, da Luigi D’Orazio a Salvatore Leuzzi.
Ma tra le pagine più “accattivanti” vi sono quelle firmate, alle soglie dei suoi 97 anni, da uno dei grandi maestri del diritto commerciale italiano (e infatti maestro anche di Alberto Jorio), Gastone Cottino, che parlando appunto di Jorio ricorda la sua “cavalcata attraverso i mutamenti epocali della disciplina dell’insolvenza. Riguardo ai quali (…) è venuto a trovarsi in certo qual senso al crocevia tra passato, presente e futuro, tra i primi scricchiolii dell’edificio costruito nel 1942 dal legislatore e il progressivo avvio dei processi riformatori. Quindi in un punto di osservazione privilegiato che gli avrebbe consentito di realizzare una riuscita sintesi tra il suo ruolo di interprete del diritto vigente e di investigatore delle sue problematiche e quello pionieristico di protagonista della trasformazione”.
Un libro, insomma, che per lo standing degli autori e la pregnanza dei contenuti è destinato, nella letteratura sul diritto della crisi, a restare.